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Cassa ENPAP e le altre: quale futuro?

11299035-la-crescita-finanziaria-concetto-illustrazioneOttime prospettive per la nostra Cassa, il patrimonio degli iscritti in 50 anni passerà da 700 milioni a oltre 9 miliardi. La Relazione della Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli Enti gestori di forme obbligatorie di Previdenza e Assistenza sociale pubblicata a maggio 2012, contribuisce a far comprendere meglio come si posiziona il Nostro Ente di Previdenza nello scenario generale degli enti previdenziali, compresi gli enti a gestione pubblica, evidenziando la sua ottima salute dal momento che può contare su un patrimonio solido oltre che su una età media degli iscritti che non ha eguali nelle altre casse, gravate purtroppo da un carico di assegni pensionistici che rendono difficile la convivenza generazionale e la sostenibilità già nel breve periodo.

Da quanto si ricava dalla relazione le maggiori problematiche riguardano gli Enti pubblici INPS, INPDAP, INAIL, IPOST, IPSEMA, ENPALS, ENAM.
Alcuni di questi, usciti da recenti commissariamenti, sono confluiti nel super INPS; tutti, tranne ENPALS, sono gravati da rapporti demografici iscritti/pensionati di poco superiori all’unità. Ciò, concretamente, significa che ciascun iscritto attivo ha attualmente a suo carico il mantenimento di 1 pensionato, in quanto il sistema pubblico funziona a ripartizione e si basa sostanzialmente sul patto generazionale che impegna i figli a pagare le pensioni dei padri.
Il patrimonio gestito da queste Casse è irrilevante per la loro natura specifica e l’equilibrio tra entrate contributive e spese previdenziali è mantenuto attraverso la fiscalità generale. Sempre dalla relazione della commissione parlamentare apprendiamo che l’avanzo nel bilancio 2008 di INPS pari a 14 milioni di euro è già attualmente dovuto “per il 97% dall’aumento delle entrate contributive oltre che da maggiori trasferimenti dal bilancio dello Stato per 79 milioni”.
E le previsioni sul lungo periodo non sono certo confortanti. Gianpiero Dalla Zuanna, demografo all’Università di Padova, afferma che “Oggi gli italiani in età «da pensione» sono 14 milioni, ossia 9 milioni di donne con più di 60 anni e 5 milioni di uomini con più di 65 anni. Secondo le recenti previsioni dell'Istat, nel 2041 gli italiani di quelle stesse fasce d'età diventeranno 21 milioni (9 milioni di uomini e 12 milioni di donne)”.

Che cosa succederà nel 2041? Si presenterà un decennio che manderà più o meno in crisi tutti gli Enti pensionistici perché quando i baby boomer raggiungeranno l’età pensionabile assisteremo ad un progressivo aumento dei pensionati che metterà seriamente in discussione la possibilità che lo Stato possa finanziare con la fiscalità generale le pensioni “promesse” se consideriamo anche l’alto indebitamento del nostro Paese.
Il Governo, per evitare ulteriori squilibri sui bilanci pubblici, ha richiesto che le Casse di Previdenza dei professionisti adottassero entro il 30 settembre 2012 misure tali da assicurare l’equilibrio tra le entrate contributive e la spesa previdenziale dimostrando la loro sostenibilità a 50 anni. Il provvedimento è stato preso soprattutto per monitorare le casse dei professionisti della 509 (medici, avvocati, notai, commercialisti…) che funzionavano con sistema misto distributivo e contributivo e che hanno dovuto slittare, chi più chi meno, verso il contributivo.
Come se l'è cavata ENPAP con questo adempimento?

Il Bilancio tecnico attuariale ENPAP presentato al Ministro Fornero e redatto seguendo i criteri indicati dai Ministeri (relazione attuariale Studio Orru & Associati), ci conferma che la situazione tecnico finanziaria dell’Ente non evidenzia problemi di sostenibilità nel lungo medio periodo risualtando sempre positivo il saldo previdenziale dell'Ente con un patrimonio complessivo che già dal 2016 supererà il miliardo di euro per raggiungere i 9 miliardi nel 2058.
A questo punto, se i prossimi gestori politici dell’Ente saranno in grado, come ha fatto la gestione attuale, di garantire una rendita dal patrimonio, cosa affatto scontata considerato che la gestione Houlis aveva mancato 11 volte su 12 addirittura la rivalutazione dei montanti, potremmo dover essere chiamati a scegliere dove indirizzare i consistenti proventi patrimoniali che si conseguiranno in modo da sostenere efficacemente ed equamente il professionista e la professione.
Anna Sozzi

 

 

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