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Un’Authority di vigilanza sulla gestione finanziaria

di Laura Cavestri e Federica Micardi

Casse di previdenza libere di scegliere gli asset, ma “depurati” da derivati e obbligazioni strutturate e tramite procedure trasparenti. Sotto la vigilanza del Parlamento e – in prospettiva – di un’Authority indipendente per contenere il rischio entro confini di sicurezza. Infine, per comprimere i costi ed elevare l’efficienza, gli enti sono invitati a promuovere sinergie, scambi di conoscenze, senza escludere possibilità di fusione.
Sono queste le principali conclusioni dell’indagine conoscitiva sulla situazione economica e finanziaria delle Casse privatizzate - che si è conclusa ieri – svolta dalla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza.
Una fotografia degli asset, Cassa per Cassa, negli anni 2008 e 2009, picco massimo della crisi finanziaria e dell’emersione dei titoli cosiddetti “tossici” che hanno portato al tracollo di Lehman.
La Commissione ha analizzato l’asset allocation delle Casse maggiormente esposte (circa i due terzi del totale) rilevando che il 35% degli investimenti mobiliari negli anni 2008 e 2009 era in titoli strutturati, definiti dalla commissione «poco trasparenti» e «ad alto rischio».
Particolare attenzione è stata posta sul Gruppo Leheman Brothers: al 31 dicembre 2008 il valore nominale dei titoli a emissione diretta del gruppo americano presenti nei portafogli delle Casse era di circa 125milioni di euro, pari allo 0,83% del patrimonio complessivo (che diventa 0,2% se si includono gli enti “virtuosi”), percentuale che sale al 3,42% se si considera anche l’esposizione indiretta.
Rispetto alla bozza del documento circolata a dicembre (si vedano «Il Sole 24 Ore» del 10 e «Plus» del 18 dicembre) sono state apportate poche modifiche, che hanno interessato soprattutto la parte conclusiva.
La Commissione ha cancellato dal documento l’invito agli amministratori delle Casse di valutare l’opportunità di investire in titoli pubblici emessi dallo stato italiano e nel social housing, e ha invitato il governo a pensare a un organismo terzo indipendente cui affidare il controllo sulla gestione finanziaria delle Casse.
Per Andrea Camporese – presidente dell’Adepp – l’associazione che rappresenta 20 enti privati, «i rischi del mercato finanziario possono e devono essere ridotti al minimo, ma non possono essere eliminati. La grande crisi del 2008 ha evidenziato una positiva tenuta delle Casse privatizzate. Prova ne è che quasi tutti gli istituti hanno recuperato larga parte delle perdite tra il 2009 e il 2010».
Integrativo al 5 per cento
Sulle Casse di previdenza si muove anche il fronte parlamentare. Anzi, se tutti i gruppi accoglieranno la proposta del presidente della commissione Lavoro del Senato, Pasquale Giuliano, la miniriforma che prevede l’elevazione al 5% del contributo integrativo per le Casse di previdenza professionali troverà una corsia preferenziale: «Ovvero – spiega lo stesso Giuliano – l’esame in commissione in sede deliberante, per licenziare il provvedimento saltando l’Aula». Tramontata la via del milleproroghe, Giuliano mette così a tacere ogni critica su una sua presunta intenzione di “rallentamento” del Ddl Lo Presti, per ulteriori valutazioni alla luce dell’indagine della commissione bicamerale.
Se, dunque, il Ddl Lo Presti potrà essere licenziato direttamente in commissione Lavoro (dopo il sì unanime dalla Camera), le Casse che applicano il sistema contributivo potranno elevare l’aliquota di contributo integrativo sino al 5% (oggi al 2% per alcune e al 4% per altre) così da destinarne una quota all’arricchimento dei montanti individuali. Naturalmente l’aumento finirà direttamente in parcella a carico del cliente, sul quale peserà l’aggravio.
Monitoraggio degli immobili
Intanto, nei giorni scorsi è stato pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» (la n. 12 del 17 gennaio) il decreto interministeriale (Economia-Lavoro) del 10 novembre che prevede la comunicazione ai due ministeri di un piano triennale sulla gestione del patrimonio immobiliare entro il 30 novembre di ciascun anno (con possibilità di modifiche entro il 30 giugno).
Mentre per le operazioni nell’allegato A (le vendite dirette di immobili a privati, enti, Casse e Pa, la sottoscrizione di titoli pubblici acquistati con i proventi delle operazioni immobiliari e le quote di fondi immobiliari, sia acquistate cash che attraverso conferimenti) scatta il silenzio-assenso, decorsi 30 giorni dalla comunicazione.

Blog Costruire Previdenza da “Il Sole 24 ore”del 20 gennaio 2011

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